domenica 17 maggio 2015

Cani in Cina

La condizione dei cani in Cina è, come per molti altri animali in differenti parti del mondo,  realmente terribile.
Un’investigazione della PETA ( People for the Ethical Treatment of Animals ) nel novembre 2014 ha rivelato la produzione di capi in pelle, pellicce ed accessori ( guanti, cinture, ecc) realizzati con pelle di cane. Anche Animal Equality ha segnalato la lavorazione di pellame di cane. Entrambe le associazioni hanno documentato la brutalità con cui i cani sono uccisi in questi impianti ( alcuni  addirittura scuoiati ancora vivi). Mentre i prodotti così ottenuti sono commercializzati in tutto il mondo, Europa compresa, ad acquirenti ignari della provenienza dell’origine del pellame.
Ma in Cina è diffuso anche il consumo della carne di cane e di gatto, secondo un’usanza radicata  in alcune zone del Paese.
Animals Asia,  in collaborazione con associazioni protezionistiche locali, ha contribuito al salvataggio di circa 8oo cani, liberati da un deposito dove venivano illegalmente condotti e macellati nella città di Luzhou, provincia di Sichuan.
Ancora Animal Equality ha denunciato la presenza di macelli a Nanhai – Foshan , nel Guangdong, e rivenditori di carne di cane e di gatto in un mercato di Dali che rifornivano i ristoranti locali. Gli esercizi sono stati chiusi dalle autorità cinesi locali solo perché illegali (la maggior parte dei 600 cani e gatti sequestrati provenivano dalla strada o erano stati  rapiti dalle case e risultavano quindi privi di certificazione di origine o di vaccinazione) poiché in Cina la commercializzazione di carne di cane non è espressamente vietata. E neppure l’allevamento o l’uccisone a scopo alimentare.
Che è radicato nella cultura cinese : mentre il Festival della carne di cane di Hutou Jinhua, tenuto annualmente per 600 anni, è stato soppresso nel 2011, il Festival della carne di cane di Yulin continua a svolgersi il 21 giugno solstizio d’estate con il suo piatto tradizionale a base di carne canina ritenuta detentrice di proprietà curative  in particolare per la fertilità maschile.
Ma anche i crudelissimi combattimenti tra cani ( si concludono solo con la morte di uno degli animali combattenti) fanno parte dei costumi locali e si organizzano per festeggiare la fine del “Festival della Primavera” nella contea di Jishan, provincia di Shanxi, nel nord della Cina.
La cultura cinese, come del resto molte altre, non ritiene cani e gatti animali d’affezione.
Nella tradizione cinese il rapporto con il cane è esclusivamente utilitaristico: considerato animale da caccia, guardia, ma anche commestibile quindi da allevamento e macello. Questa impostazione è stata rafforzata dal Partito comunista che, con l’istituzione della Repubblica Popolare Cinese, ha spinto al massacro indiscriminato dei cani bollati come quali simbolo di ricchezza nobiliare e di sperpero in un momento di scarsità di risorse alimentari.
Solo in tempi recenti, in seguito al mutamento della sensibilità e dei costumi, si sta diffondendo anche in Cina la considerazione di cani e gatti quali animali da compagnia. Il problema richiede una soluzione etica. Infatti finchè il genere umano si arrogherà il diritto di accordare empatia e compassione solo agli animali ammessi nella propria   gerarchia del rapporto d'affezione proseguiranno crudeltùà e massacri a dannno delle specie che non vi rientrano.
Solo il riconoscimento a tutti gli animali non umani del pari diritto all’esistenza ed al benessere, mediante l’affrancamento da un rapporto di sfruttamento e sopraffazione, può essere risolutivo per la questione dell’animalità.

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