sabato 30 dicembre 2017

Il diabete nel cane e nel gatto una malattia in aumento

I casi di diabete negli animali d'affezione sono in forte crescita sia per gli errati stile di vita, alimentazione scorretta e sedentarietà, che per l'età sempre più avanzata anche nei pet. Come per gli esseri umani è una malattia che può rimanere silente a lungo ed i cui sintomi appaiono spesso a malattia conclamata.
Il diabete è una patologia endocrina frequentemente causata dall'insufficienza o assenza di produzione dell'insulina, un ormone che regola i valori di zuccheri nel sangue, da parte del pancreas.
Esistono varie forme tipi di diabete : di tipo I, tipo II, indotto da progesterone, da farmaci.
Il diabete di tipo I, detto anche insulino-dipendente (IDDM) e nel quale l'insulina è quasi del tutto assente, è quello più frequente nei cani, il diabete di tipo II non insulino-dipendente (NIDDM) , associato all'obesità e nel quale l'insulina viene prodotta in quantità insufficiente o l'organismo non è ricettivo al suo effetto, è più frequente nell'uomo e nel gatto meno nel cane. Il diabete mellito di tipo II non insulino-dipendente (NIDDM) , se precocemente riconosciuto e curato, può essere reversibile.
Il diabete progesterone indotto si presenta maggiormente nel cane femmina non sterilizzata ed è provocato dall'ormone progesterone che determina l'insulino-resistenza, ossia la minor risposta alla capacità dell'insulina di ridurre il glucosio nel sangue. Per questa forma di diabete si può avere la regressione senza trattamento insulinico se riconosciuto in tempo e a sterilizzazione effettuata.
Il diabete da farmaci è determinato da alcuni medicinali ( cortisone, ormoni progestinici ed estrogeni ) che, se somministrati per tempo prolungato a dosi elevate, inducono la produzione di glucosio a partire dai grassi dell'organismo, aumentando la glicemia e provocando insulino-resistenza.
Fattori di rischio per lo sviluppo del diabete sono l'ereditarietà sia nel cane che nel gatto, il genere per il cane ( nella femmina la patologia malattia è molto più frequente che nel maschio), l'età ( nel gatto si presenta in genere con maggior frequenza dopo i 7 anni, nel cane dagli 8 ai 10 anni), l'obesità indotta da un'errata alimentazione caratterizzata da un'eccesso di carboidrati e da un'intolleranza agli stessi ( pare che nei gatti diabetici a causa del forte sovrappeso vi sia un'eccessiva produzione ed accumulo di amilina, una sostanza prodotta dal pancreas, che si deposita in una zona del medesimo organo inducendo una riduzione della produzione di insulina). Inoltre la patologia pùò essere favorita anche da malattie predisponenti come le infezioni croniche e le forme tumorali.
Nel cane è più frequente la predisposizione genetica e di razza oltre alle patologie metaboliche mentre nel gatto spesso alimentazione e stile di vita ( scorretta alimentazione ed inattività ) sono i fattori determinanti che causano lo sviluppo, nella maggioranza dei casi, di un tipo di diabete definito non insulino dipendente.
Le razze che risultano maggiormente predisposte nei cani sono : Bassotti, Barboncini, Border terrier, Cain terrier, Yorkshire terrier, Pinscher, Setter inglese, Tibetan terrier mentre Boxer, Pastore tedesco e Gloden Retriver appaiono meno inclini allo sviluppo della malattia ; nel gatto solo la razza Burmese sembra avere una maggior predisposizione.
La diagnosi del diabete non è sempre semplice ed implica oltre al riscontro dei sintomi anche analisi di laboratorio.
La sintomatologia si manifesta nelle medesime modalità sia per il cane che per il gatto.
Infatti nell'animale diabetico è insufficiente o assente la produzione dell'insulina, l'ormone che regola i valori di zuccheri nel sangue.
Dal momento che i glucidi non riescono ad essere utilizzati ed immagazzinati sotto forma di energia restano costantemente nel circolo sanguigno e quindi il loro valore, la glicemia, rimane sempre elevato anche a digiuno ( quando dovrebbe invece essere basso) : fenomeno definito insulino-resistenza.
In tale situazione l'organismo, non riuscendo più ad usufruire dell'energia proveniente dagli zuccheri, ricava energia dai grassi e dalle proteine utilizzando una quantità di grassi, e talvolta addirittura di muscoli, maggiore a quella necessaria con conseguente dimagrimento nonostante l'aumento dell'appetito determinato dalla carenza di apporto di glucidi.
L'elevata concentrazione di glucosio nel sangue richiede un maggior quantitativo d'acqua per essere smaltito cosa che cagiona l'aumento dello stimolo della sete ed una conseguente maggior produzione di urina.
Per questo la sintomatologia comprende poliuria ( aumento delle urine ), polidipsia ( aumento della sete stimolo a bere), polifagia ( aumento dell'appetito ), perdita di peso.
Altri sintomi, collegati a complicanze che possono instaurarsi, sono : alito con sentore di frutta matura, debolezza, sonnolenza, rapida disidratazione, difficoltà di movimento, cistite , atteggiamento plantigrado ( tendenza a sedersi sulla parte posteriore delle zampe, garretti, a causa di un'infiammazione indotta ai nervi di questa regione zona ) , pelo opaco e spento. Nei casi più gravi e prolungati in assensa di diagnosi della malattia si può verificare la cataratta ( spesso giovanile, dovuta all'accumulo di zucchero sul cristallino dell'occhio e la cui gravità può determinare addirittura la cecità dell'animale) e può instaurarsi uno stato tossico ( chetoacidosi) caratterizzato da vomito, diarrea, disidratazione, perdita dell'appetito e depressione fino al coma.
La diagnosi di diabete nel cane e nel gatto , oltre alla presenza dei 4 caratteristici sintomi ( poliuria, polidipsia, polifagia, calo ponderale )prevede l'analisi della glicemia mediante prelievo di sangue poichè la patologia è contraddistinta da glicemia persistente a digiuno con valori superiori a 250 mg/dl ( la glicemia ha normalmente mediamente valori medi mormali 50-150 mg/dl di glucosio nel sangue ), glicosuria ( quantità di zucchero nelle urine) elevata ed aumento dei valori delle fruttosamine ( parametro che consente di valutare in media la glicemia delle ultime 3 settimane sempre da controllare verificare poichè non è infrequente riscontrare in soggetti sensibili ed emotivi ed in situazioni di stress livelli glicemia parecchio più elevati della norma, ma non causati dovuti al diabete).
E' inoltre essenziale eseguire un'ecografia al fine di verificare eventuali patologie predisponenti o concomitanti come neoplasie ( forme tumorali).
La terapia del diabete si basa sulla somministrazione quotidiana della giusta quantità d'insulina ( insulinoterapia con prodotto spercifico per il cane e il gatto) mediante iniezione sottocutanea e nell'adozione di una dieta povera di carboidrati.
La determinazione della idonea dose di insulina può risultare un pò complessa occorrendo individuare la curva glicemica (definita dalla raccolta dei dati risultanti da misurazioni di glicemia e glicosuria ad intervalli regolari stabiliti dal medico veterinario ) che permette di stabilire la dose adatta a stabilizzare per il più lungo periodo i normali valori glicemici.
Una volta definita la dose, che non deve essere mai variata senza l'autorizzazione del veterinario, l'insulina deve essere somministrata durante o immediatamente dopo il pasto ad orari regolari. A questo scopo può risultare estremamente utile provvedere all'annotazione in un diario di alcuni dati quali orario e dose di insulina somministrata, orario e dose del pasto, quantità d'acqua ingerita, eventuali comportamenti anomali ( depressione, apatia, ecc.), peso dell'animale una volta alla settimana, valutazione delle urine notturne.
E' importante sottolineare che la conservazione dell'insulina deve avvenire in frigorifero dal momento che è una proteina delicata da somministrarsi in base alla tipologia, secondo le prescrizioni del medico veterinario.
Occorre altresì considerare che la dieta riveste un ruolo fondamentale e richiede orari regolari per i 2/3 pasti quotidiani dai quali devono essere aboliti i carboidrati ( pasta, riso, pane grissini, fette biscottate, biscotti o dolci) aumentando le proteine e riducendo l'apporto energetico.
Nei gatti, poichè la maggioranza ( circa il 90%) dei felini diabetici è in situazione di obesità, condizione che porta ad un'intolleranza agli zuccheri ed a uno stato di insulino-resistenza, la sola variazione del regime alimentare spesso comporta una remissione dei sintomi senza la necessità di ricorrere all'insulina ( specialmente nei casi in cui sono presenti solo le alterazioni dei valori ematici ed urinari, in assenza di una sintomatologia evidente ossia in caso di diabete sub-clinico). In questo caso non occorre una dieta particolare, ma solo una corretta alimentazione che tenga conto dell'effettiva necessità energetica e della natura di carnivoro stretto tipica del felino. Il regime alimentare dovrà consentire il calo ponderale del gatto e limitare l'innalzamento glicemico successivo al pasto quindi occorrerà ridurre notevolmente l'apporto di carboidrati ( inferiori al 5%) a favore di una dieta proteica per la quale gli alimenti umidi risultano più indicati. Sarà opportuno somministrare 3- 4 pasti giornalieri per controllare la quantità di cibo ingerita dal felino domestico.
E' necessario tener presente che la riduzione del peso del gatto dovrà avvenire con un decremento dell'1- 2% a settimana dal momento che una variazione superiore, dovuta a digiuno prolungato o calo ponderale repentino, potrebbe comportare lipidosi epatica, una grave complicanza per la quale potrebbe sopraggiungere una pericolosa insufficienza epatica perchè il fegato non è più in grado di svolgere adeguatamente la sua funzione.
Al cambiamento della dieta sarà opportuno affiancare la valutazione contemporanea della glicemia e glicosuria ad intervalli regolari nell'ambiente domestico e, almeno ogni 2 settimane, dal veterinario.
Nel caso di un gatto con sintomatologia conclamata o che non risponda al solo regime alimentare risulta necessario il ricorso all'insulina.
Occorre inoltre ricordare che il diabete può avere complicanze gravi come ipoglicemia e la chetoacidosi.
L' ipoglicemia può essere causata da un dosaggio eccessivo di insulina, un intervallo di somministrazione troppo ravvicinato, somministrazione di una dose corretta d'insulina ma in assenza di cibo, eccessiva attività motoria dell'animale, diminuito fabbisogno di insulina.
I sintomi nel cane sono agitazione o letargia, tremori, brividi, mutamento comportamentale, nel gatto debolezza estrema, letargia, disorientamento, andatura barcollante, segni neurologici, leccamento delle labbra, collasso e svenimento.
La somministrazione del pasto se l'animale è cosciente o di miele direttamente sulle gengive o glucosio in polvere può risolvere l'emergenza in pochi minuti.
La chetoacidosi è una grave forma di iperglicemia, una condizione di intossicazione dovuta all'enorme formazione di corpi chetonici, derivati dalla degradazione di proteine ed acidi grassi, che può portare alla morte.
I sintomi sono anoressia, nausea o vomito, letargia , e nel gatto possono aggiungersi alito dolciastro fruttato , diarrea, disidratazione, collasso.
La chetoacidosi è una situazione di emergenza che necessita il ricovero immediato dell'animale in una struttura veterinaria.
Dal momento che il forte sovrappeso, unito alla sedentarietà, è un fattore di predisposizione alla malattia sia nel cane che nel gatto, la prevenzione del diabete si basa su un'alimentazione adeguata alle peculiari necessità alimentari dell'animale associata all'attività fisica.
La composizione degli alimenti pronti in commercio, con una percentuale di carboidrati ben superiore a quella occorrente al fabbisogno dei carnivori, è infatti responsabile dell'aumento dei casi di malattie quali allergie e diabete negli animali d'affezione.
Un settore quello degli alimenti industriali per animali nel quale dominano mancanza di trasparenza, prezzi alti con margini di guadagno elevatissimi, normativa inadeguata che permette etichettature troppo generiche con scarse informazioni, inesistenti analisi del Ministero della Salute e materie prime di qualità decisamente scarsa come denunciato anche dal servizio "Troppa Trippa" della trasmissione Report del 6 dicembre 2015 (http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-6725ab3f-7f78-460f-a773-2cae8e4e5704.html ).
La legislazione consente infatti la dizione " tonno" "pollo" " vitello" ecc. purchè nel prodotto sia contenuto almeno il 4% della carne riportata sulla confezione senza richiedere la specificazione di come sia la carne ( fresca, congelata, essiccata, farina ) ne la provenienza (Italia, Cina , ecc.). Con il risultato che nelle maggioranza dei casi la misera percentuale di carne presente deriva da frattaglie, scarti e sottoprodotti della macellazione ( interiora, teste, zampe, tendini, pelli, piume, corna e farina di carne).
Mangimi la cui composizione, poichè la quantità di carne e derivati è minima, risulta essere per la maggior parte costituita da cereali, soprattutto mais, di ignota provenienza ( nei quali possono essere presenti o svilupparsi pericolosissime micotossine), grassi ( non identificati ) , talvolta frutta : quindi alimenti inadeguati al metabolismo dei carnivori, soprattutto stretti come il gatto.
Il business che ne deriva è enorme e circolare. Perchè in realtà le aziende produttrici di pet food, intossicando lentamente gli animali con i loro prodotti, incrementano il mercato delle prestazioni sanitarie e quello delle aziende produttrici di farmaci ad uso veterinario. Ed allargano il mercato degli alimenti per animali mediante la messa a punto e la vendita di diete a supporto delle patologie che quegli stessi prodotti hanno causato. Alimenti molto costosi sulla cui efficacia per la salute di cani e gatti vi sono forti perplessità.

per APPROFONDIMENTI








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