domenica 19 febbraio 2017

Essere animali in Giappone : tra devozione e crudeltà


La popolazione giapponese ha un rapporto contradditorio con il mondo animale. Infatti se l'amore verso le creature evolve non di rado in devozione viceversa si tollera l'eliminazione brutale degli animali meno fortunati, quelli che conducono una vita randagia, mediante l'impiego delle camere a gas.
Per questa antitesi il settore del pet business in Giappone è un'industria fiorente che include cibo, articoli firmati ( ciotole, "guardaroba" e passeggini, trasportini, carrelli, ecc. ) wellness, fitness e beauty ( centri di toelettatura, massaggi, acquagym ) favoriti dall'esistenza di centri benessere per soli animali oltre a parchi a tema e locali ad essi riservati (hotel, ristoranti, caffè).
A cui si aggiungono i settori delle manifestazioni dedicate, della pubblicità, dei giochi per gli animali e per lo smartphone e dell'immancabile industria farmaceutica.
Ma se il numero degli animali accolti nelle abitazioni nipponiche continua a crescere avviene purtroppo lo stesso anche per quelli che rimangono senza dimora.
I giapponesi sono infatti abituati ad acquistare gli animali nei negozi, che vendono esclusivamente cuccioli. Esercizi dove i piccoli sono trattati come qualunque "merce" in vendita, modalità che applicata ad esseri viventi significa condizioni orribili. Cani, gatti e volatili alloggiano in gabbie di dimensioni esigue ed in condizioni igieniche inadeguate sottoposti a continuo stress per i frequenti prelievi e manipolazioni effettuati dai potenziali acquirenti.
L'aspetto più deleterio di questo commercio riguarda il prezzo dell'animale : estremamente elvato al suo arrivo in negozio cala sensibilmente con l'aumentare della sua permanenza all'interno dell'esercizio. E se l' "articolo " rimane invenduto per 6 mesi è eliminato consegnandolo ai centri di protezione per animali dove dopo 7 giorni, se non è stato nel frattempo adottato, viene ucciso nelle camere a gas.
Questa metodologia è di fatto accettata dal governo del Sol Levante e la commissione che attende alla salute degli animali pur ammettendo, in un suo documento, che l'uso del gas causa " patimenti e sofferenze intense agli animali" e che l'iniezione letale è molto meno dolorosa afferma che " l'utilizzo del gas per uccidere gli animali, non è raccomandato, ma allo stesso tempo è tollerato. "
La consuetudine di recarsi in negozi per acquistare un animale ha abituato i giapponesi a rivolgere la propria attenzione ai soli cuccioli e a non valutare l'ipotesi dell'adozione di un animale adulto.
Così in Giappone vengono soppressi circa 15.000 cuccioli all'anno con un totale di 383.000 animali la maggior parte dei quali sono gatti.
Perchè la normativa nipponica per i randagi e gli animali abbandonati, dopo un tentativo di adozione, prevede esclusivamente l'uso per la ricerca scientifica o la soppressione. E per risparmiare ( l'iniezione letale ha un costo decisamente superiore) si ricorre alla sopressione con CO2. L' uccisione con il diossido di carbonio è lenta ( l'agonia dura circa 15 minuti ) e dolorosa perchè provoca dispnea e iperventilazione.
Gli animali ammassati anche in 20 - 30 alla volta, prima del sopraggiungere dell'incoscienza, esprimono il terrore e la sofferenza gemendo e tentando invano e disperatamente la fuga. Ma questo tipo di gassazione è particolarmente economica ed efficace in quanto permette la contemporanea soppressione di molti animali. Mentre non è preso in considerazione l'uso del gas anestetico, che eliminerebbe la sofferenza fisica patimento, perchè richiederebbe un costoso dispositivo. Motivo per cui è utilizzato usato nella sola città di Shimonoseki, prefettura di Yamaguchi.
Così nell'indifferenza della società civile ancora oggi in Giappone, ma non solo (anche in USA è utilizzata la gassazione), si affronta e risolve il problema del randagismo esclusivamente mediante lo sterminio con il gas.
L'orribile pratica è stata rivelata dal documentario cinematografico di Motoharu Iida " Cani gatti e uomini" e da un video diffuso dal netwoork Fuji tv.
Ma il Giappone è anche uno dei Paesi nei quali è ancora diffusa la sperimentazione animale per testare pesticidi, diserbanti ed insetticidi. Prove attuate su cani di razza beagle costretti per un intero anno all'alimentazione con cibo addizionato con questi veleni nonostante sia stata disconosciuta l'efficacia di tali verifiche.



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