venerdì 1 maggio 2015

L’annuale strage dei cuccioli di foca della Groenlandia


Erode è tornato. Anche quest’anno la primavera artica sarà macchiata del rosso sangue dei cuccioli di foca. Che non sono ancora in grado di immergersi in acqua e sfuggire alla carneficina.
Il governo canadese ha infatti autorizzato l’uccisione di 486.000 giovanissimi esemplari. Un numero enorme che eguaglia e spesso supera quello dei nuovi nati ( secondo le stime del governo canadese nel 2011 sarebbero nati 600.000 cuccioli e l’Ifaw, per lo stesso anno, evidenziava che il numero di foche uccise superava quelle sopravvissute). Con la conseguenza che ogni anno viene soppressa l’intera nuova generazione di foche destinando così la specie ad una rapida estinzione.
Paradossalmente la legge canadese vieta l’uccisione dei cuccioli di foca, ma la stessa norma decreta la fine dell’infanzia per la questa specie al dodicesimo giorno di vita.
Un massacro anacronistico, operato con ferocia e crudeltà, al quale stanno strenuamente tentando di opporsi le associazioni animaliste e ambientaliste.
Le femmine di foca della Groenlandia partoriscono un solo cucciolo tra febbraio ed aprile, lo allattano per circa due settimane, durante i quali il piccolo cresce velocemente di peso, e successivamente si allontanano per un nuovo ciclo riproduttivo.  Il cucciolo deve sopravvivere da solo per alcune settimane utilizzando le riserve di grasso accumulate durante la fase di allattamento in attesa della prima muta che avviene a circa un mese ( dal dodicesimo al ventunesimo giorno ) con la perdita della pelliccia bianca e la comparsa del mantello grigio-argenteo impermeabile che, isolandolo dal freddo, gli permette di cominciare a nuotare e a procacciarsi il cibo diventando autonomo. I piccoli, durante la fase in cui entrano in acqua e imparano ad immergersi,  sono chiamati battitori perché, ancora inesperti nel nuoto, battono le pinne sull’acqua producendo spruzzi tutto intorno. Ad un anno d’età avviene la seconda muta mentre la maturità sessuale è raggiunta a quattro anni quando le marcature più scure  lungo le spalle e la schiena ( che compongono il disegno a forma di arpa ) sono ben evidenti.
La caccia alle foche avviene sia all’interno che all’esterno dell’Unione Europea per ai fini della commercializzazione di pellicce e pelli, olio, grasso, carne e  prodotti derivati tra i quali anche le pillole di Omega 3.
Il Canada è il Paese, al di fuori dell’Uniopne Europea UE che ha maggiormente contribuito al massacro di questi animali.
La pratica venatoria si effettua in Canada sui ghiacci del Golfo di San Lorenzo. I cacciatori giungono sul luogo in elicottero o in motoslitta ed individuano le foche. Inizia la mattanza e i cuccioli sono uccisi con armi da fuoco o con l’hakapik,  un bastone dotato di martello ed uncino.
Per la legge del Canada infatti il cucciolo cessa di essere tale con la comparsa delle prime macchie grigie sul manto candido (whitecoat) al termine del periodo di allattamento (attorno al dodicesimo giorno di vita) e può quindi essere oggetto di attività venatoria .
Ma i cuccioli sono cacciati proprio perché, impossibilitati a sottrarsi con la fuga alla strage, sono facili prede (la maggior parte non ha compiuto il mese di età). E la carneficina è attuata con modalità cruente.
Gli animalisti di Humane Society International (Hsi) hanno divulgato riprese impressionanti che documentano la terribile morte dei cuccioli di foca agonizzanti sulle navi dopo essere stati feriti con i proiettili, bastonati e spesso ( più del 40% ) scuoiati ancora vivi. 
Migliaia di foche della Groenlandia sono uccise ogni anno:  cuccioli o adulti nel periodo in cui si riuniscono per la riproduzione. Malgrado il loro numero diminuisca continuamente e costantemente a causa della caccia indiscriminata, oltre che degli effetti dei cambiamenti climatici con l’assottigliamento dello strato di ghiaccio (la rivista PlosOne ha pubblicato uno studio di ricercatori Usa e del’Ontario,Canada, in merito) , non sono considerate a rischio di estinzione.
Ma non occorre neppure valutare gli impatti cumulativi di questi fattori se la sola caccia è  in grado di compromettere l’esistenza dell’intera specie.
E l’Unione Europea, pure se vieta l’importazione dei prodotti derivati dalle foche destinati al mercato interno,  permette l’ingresso, lo stoccaggio, la trasformazione o fabbricazione di prodotti derivati dalle foche se finalizzati all’esportazione.
Solo il blocco totale del commercio di pellicce e dei derivati dalla foca può fermare la  strage. Ed è perciò a tal fine necessario impedire qualunque transito, deposito e lavorazione di prodotti derivati di foca nel territorio dell’UE.
Perché la caccia alle foche è fondata sugli interessi economici di scambi commerciali internazionali e sull’incapacità della locale primtiva economia di evolversi nella direzione della valorizzazione della coesistenza con questo animale quale risorsa turistica e culturale invece che su una pratica efferata. Imponendo ancora una volta al mondo animale ciò che riterremmo inaudito ed inaccettabile per la nostra specie.

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