lunedì 9 dicembre 2013

Evergreen

Frequentemente si registra la propensione a far coincidere l’abitazione prefabbricata in legno con quella ecologica, quasi fosse sufficiente tale equazione a definire un fabbricato sostenibile.
In realtà questo edificio, e il relativo sistema costruttivo, è tipico dell’edilizia residenziale americana dove rappresenta un’evoluzione della pionieristica casa in legno nella struttura a ballon frame che con il suo basso costo definisce un modello abitativo economico e di veloce costruzione.
Tale tipologia è invece relativamente avulsa dal contesto edilizio italiano che vanta una differente, e peraltro valida, tradizione costruttiva ed è uso considerare il manufatto architettonico quale bene durevole e non riedificabile dopo un certo intervallo temporale.
Inoltre l’utilizzo del legno, che in Italia non risulta da essenze autonome ma è invece principalmente proveniente da paesi europei, non permette di considerarla quale prodotto realizzato con minimo consumo energetico totale.
Uno dei problemi del settore del legno è quello legato all’uso della formaldeide materiale classificato come cancerogeno.
Le strutture della casa in legno necessitano poi di trattamenti, rivestimenti e verniciature, ignifuganti e intumescenti che sono realizzati per imbibizione delle fibre o per pitturazione con varie sostanze  (acido borico, borato di sodio, silicati di sodio e di potassio, acido fosforico, miculite, gesso)  irritanti o addirittura corrosive.
Le stesse strutture in legno richiedono trattamenti antitarlo per i quali si utilizzano essenzialmente metodi chimici con prodotti derivati dal petrolio, mentre sono raramente effettuati tramite sistemi termici come quello a onde elettromagnetiche ( innocuo, ma la cui efficacia dipende però da spessore e grado di umidità del legno, presenza di parti metalliche come viti, chiodi, staffe, ecc che possono dar luogo a surriscaldamento locale e bruciature), tecnologia combinata (microonde-aria calda), o altri processi (raggi  gamma e X, in lata pressione o sotto vuoto) che non sono ancora riconosciuti poiché in attesa di approvazione.
Occorre poi una particolare cura nell’installazione degli impianti elettrici e di riscaldamento con particolare attenzione ai materiali utilizzati ed alla messa in opera per evitare situazioni pericolose (il surriscaldamento potrebbe determinare un incendio).
Tra i materiali isolanti dei prefabbricati in legno viene ancora utilizzata la lana di roccia, materiale minerale naturale, come del resto l’amianto, ma non per questo definibile come ecologico ( pur non essendo classificato come cancerogeno lo è come irritante).
In queste abitazioni sono spesso utilizzate le vernici fotocatalitiche, presentate come ecoattive, a base di biossido di titanio (TiO2), classificato nella sua versione nano come potenzialmente cancerogeno dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. 
E il costo dell’abitazione in legno risulta pari o superiore a quella in muratura.
Inoltre la casa in legno, proposta nella versione prefabbricata, viene replicata con scarsa attenzione alle possibili declinazioni e all’inserimento territoriale.
L’edificio in legno non è quindi necessariamente sostenibile perché il fatto che un’architettura possa essere definita tale consegue da fattori quali studio della localizzazione geografica e climatica, orientamento, compatezza, materiali utilizzati, loro provenienza e distanza dal luogo di estrazione/produzione/lavorazione al cantiere d’impiego, assenza di nocività di componenti e trattamenti, impatto ambientale dei materiali nel loro ciclo di vita, oltre ai requisiti di comfort, prestazioni energetiche e termiche.
Per oltrepassare le operazioni commerciali e il mito fittizio di un’architettura “evergreen” che propongono, e realizzare edifici “energeticamente consapevoli” la cernita non deve essere univoca, ma la contrario si devono vagliare materiali e sistemi costruttivi, laterizio piuttosto che legno, acciao o calcestruzzo, in relazione al progetto.
La valutazione, e non la sola certificazione, energetica deve considerare parametri quali la climatizzazione estiva e il riscaldamento dell’edificio (poiché in alcune regioni il primo risulta energeticamente più incisivo del secondo) e studiare il progetto architettonico (forma dell’edificio, orientamento, scelta dei materiali, ecc.) per attuare il risparmio energetico.
Oltre ai prodotti certificati”green”, che hanno il vantaggio di promuovere materiali e cicli di produzione ecologici, molti materiali locali, anche privi di certificazione, possono essere considerati sostenibili secondo il principio della filiera corta.
Poiché l’edificio sostenibile non è necessariamente più costoso rispetto a quello tradizionale, se la progettazione mirata in tal senso, inizia dalle prime fasi di studio del fabbricato.
Ne la sostenibilità deve essere un limite alle potenzialità architettoniche, perché una buona architettura possiede entrambi i requisiti in quanto un progetto architettonico qualitativamente valido, mediante l’analisi e l’integrazione di forma e materiali, permette significativi vantaggi economici.

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